L'Antico Egitto e Livorno
"Tu
squarciasti il velo mistico
che nascose al Nilo in riva
del saper la luce viva"
(Angelica
Palli)
Nell'ottocento
Livorno era lo scalo dove transitavano i reperti archeologi
provenienti dall'Egitto. Nei magazzini di San Marco
si raccoglievano e sostavano, in attesa di acquirenti,
oggetti provenienti da collezioni destinate poi ad
arricchire i musei italiani ed europei. In particolare
ricordiamo le collezioni Drovetti, Salt, Nizzoli e
Anastasy.
La collezione Drovetti, portata in Italia dal console
francese, arrivò a Livorno nel 1818 e rimase
in deposito nei due magazzini dell'ebreo Morpurgo.
Fu acquistata nel 1924 dal re di Sardegna e costituisce
la base del Museo Egizio di Torino. Vivoli, il fondatore
dell'Accademia labronica, si recò alla dogana
per esaminarne il contenuto. Pare che comprendesse
anche modelli in legno di edifici egizi.
Alcuni reperti, a volte, giacevano a lungo dimenticati,
com'è stato nel caso del sarcofago in granito
di Amenemhat Seneb, donato al granduca Leopoldo II
dal console di Svezia in Egitto. Nonostante le numerose
sollecitazioni, il sarcofago rimase a giacere nei
magazzini Fernandez fino a quando non fu finalmente
portato a Firenze.
Visitare le antichità ammassate nei depositi
divenne uno svago alla moda. Pare che Angelica Palli,
dopo una di queste visite, abbia sognato mummie tutta
la notte.
Jean Francois Champollion (1790 - 1832), il fondatore
dell'egittologia, primo a decifrare i geroglifici
nel 1822, venne di persona a Livorno per trattare
l'acquisto della collezione Salt, portata in Italia
dal console inglese (cognato di un banchiere di Livorno)
comprendente 4000 oggetti, fra i quali una bellissima
testa scolpita.
Champollion negoziò l'acquisto dei reperti
per il Louvre. Grazie all'interessamento dell'Accademia
Labronica, di cui Champollion divenne "socio
corrispondente", Angelica Palli conobbe il famoso
egittologo e gli dedicò persino una poesia.
In cambio, Champollion la rinominò "Zelmire".
I due rimasero in contatto epistolare e le loro lettere
sono conservate nella Accademia
Labronica.
A Livorno Champollion incontrò il pisano Ippolito
Rosellini (1800 - 1843), unanimemente considerato
il padre dell'egittologia italiana. I due partirono
poi insieme per una famosa spedizione.
Rosellini, a sua volta, acquistò molti pezzi
sul mercato di Alessandria. Il 22 dicembre 1828, sulla
nave "Cleopatra" (e non poteva esserci nome
più adatto) arrivarono a Livorno settantasei
casse piene di antichità acquistate o scavate
in Egitto, che andarono ad arricchire la collezione
granducale di Firenze, cosicché il Museo Egizio
di Firenze è ora secondo solo a quello di Torino.
Riferimenti
Edda Bresciani, "Il richiamo della piramide"
in "La piramide e la Torre", Pacini Editore