Patrizia Poli presenta
Il collegio dei Barnabiti


I chierici regolari di San Paolo sono detti Barnabiti e pospongono al loro nome la lettera B. Quello dei Barnabiti è uno degli ordini regolari più antichi, il cui nome deriva dalla casa madre, presso la chiesa di San Barnaba a Milano. Sottostanno a voti di carità, di ubbidienza, di castità, e al giuramento di non ricoprire cariche di nessun genere.
Risale al XVII secolo la presenza a Livorno dell'ordine. Durante la peste del seicento, si distinsero come soccorritori e fu loro concessa come ricompensa la possibilità di costruire la chiesa di San Sebastiano, protettore, appunto, degli appestati.
Nel 1779 divennero custodi della Biblioteca comunale di San Sebastiano, ma la loro funzione precipua fu di educatori. Il loro collegio istruì la migliore gioventù labronica, non tutta, però, solo quella appartenente alle famiglie più facoltose, com'è ancora nello spirito dei collegi Barnabiti d'Italia.
Nell'ottocento, la loro scuola, considerata da molti giovani tetra e oppressiva, formò, e mise in contatto fra loro, molte di quelle che sarebbero poi diventate le personalità di spicco della cultura risorgimentale labronica, da Carlo Bini a Francesco Domenico Guerrazzi.



Chiesa di san Giovanni Battista a Livorno



Interno della chiesa di san Sebastiano


La chiesa di San Giovanni Battista è senz'altro una delle più antiche chiese della città di Livorno.

Le sue origini risalgono, secondo alcuni storici, alla metà del XIII secolo, quando i Padri Agostiniani, che allora tenevano anche la chiesa di san Jacopo in Acquaviva, si trasferirono a Livorno per coadiuvare il pievano della vicina chiesa di santa Maria oggi scomparsa. Nel 1425 l'originario oratorio venne ingrandito e si provvide alla costruzione di un vero e proprio convento. Nel 1624 gli Agostiniani decisero di ricostruire la chiesa utilizzando il progetto di Francesco Cantagallina.

In seguito ai danneggiamenti causati da un terremoto, nel 1742 l'edificio fu dotato di due portali in marmo, mentre nel 1833 la chiesa fu oggetto di un nuovo restauro. Agli inizi del Novecento l'area attorno alla chiesa rientrò in un piano di grandi modifiche urbanistiche. Questi lavori precedettero di alcuni decenni le devastazioni della seconda guerra mondiale, che tuttavia risparmiarono l'antico luogo di culto.

La chiesa, architettonicamente, esternamente si presenta assai spoglia e severa. All'interno presenta una pianta rettangolare ed è caratterizzata da un piccolo campanile. La facciata principale è impreziosita esclusivamente da un portale in marmo sovrastato da un'apertura circolare inquadrata in un finestrone rettangolare.

L'interno della chiesa in origine presentava dieci altari, che furono ridotti a quattro nel corso del restauro ottocentesco. Vi si conservano opere pittoriche di Francesco Bianchi Buonavita e Felice Ficherelli. La volta di copertura fu decorata a partire dal 1730 e venne ricostruita con le stesse modalità architettoniche dopo il terremoto del 1742 con affreschi di Tommaso Tommasi, che solo in parte sono ancora visibili. L'altare maggiore, modificato nei secoli, presenta un tabernacolo sorretto da teste di cherubini, attribuito a Ferdinando Tacca, figlio del celebre Pietro. In una nicchia del presbiterio si trova una statua lignea di San Sebastiano della fine del XV secolo, che fu al centro di una diatriba con i Barnabiti della chiesa di san Sebastiano, che ne reclamavano la proprietà.

Fonte: Associazione Storico Culturale Sant'Agostino
 
 

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