Le epidemie a Livorno
a cura di Patrizia Poli

I recenti casi di meningite su una nave da crociera confermano che a Livorno il contagio è sempre arrivato dal mare. I lazzaretti erano luoghi deputati all'isolamento e cura dei malati ma anche alla quarantena delle merci. Nel corso dei secoli, l'Italia e l'Europa hanno conosciuto ricorrenti epidemie, favorite dalle carestie e dalla malnutrizione, e Livorno è stata spesso la porta d'ingresso dell'infezione.

La peste nera del 1348
La peste nera, che falcidiò l'Europa nel 1348, quella stessa che fa da cornice ai racconti del Decameron, è frutto di un'antica guerra batteriologica. In oriente, infatti, i popoli dell'Orda d'Oro, il regno turco-mongolo fiorito in Russia nei secoli XIII - XVI, catapultarono mucche infette sui genovesi contro i quali erano in guerra. Tornati a casa, i genovesi diffusero la malattia. Livorno, insieme a Marsiglia, fu uno dei maggiori centri di diffusione.


Peste nera (o Grande morte o Morte nera) è il termine con il quale ci si riferisce normalmente all'epidemia di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente. Epidemie identiche scoppiarono contemporaneamente in Asia e in Vicino Oriente, il che fa supporre che l'epidemia europea fosse parte di una più ampia pandemia.
<<< La carta mostra la progressione della peste in Europa negli anni 1347-51. Le navi dei genovesi, percorrendo dalla Crimea la via della seta, probabilmente la portarono prima a Costantinopoli (1347), poi a Messina (settembre 1347) e a Marsiglia (novembre 1347). Nel corso dell'inverno 1347-48 l'epidemia si estese rapidamente. In gennaio risultavano colpiti i tre maggiori porti italiani (Pisa, Genova e Venezia). Per tutto il 1348 continuò ad avanzare rapidamente, ma si arrestò di fronte all'inverno 1348-49. La peste venne, infatti, segnalata a Parigi nell'estate 1348, scomparve durante l'inverno e ricomparve nel marzo 1349. Anche nel nord Europa comparve prima nei porti e poi nel retroterra continentale. Danzica fu colpita nel 1350 e la peste si arrestò nel successivo inverno di fronte all'Oder; nel 1351 vennero colpite le regioni baltiche interne. Nel 1352 comparve anche in Russia.

La peste del 1630

L'altra grande epidemia di peste, di cui racconta il Manzoni ne I Promessi Sposi, infuriò in Europa attorno al 1630. Felice Casati, che organizzò il lazzaretto di Milano - ed è immortalato fra i personaggi del romanzo - morì proprio a Livorno. I padri barnabiti parteciparono all'opera di soccorso.
Nella foto sopra: 1674 (21 lug.): Lettera da Smirne con sigillo in ceralacca e timbro epocale, indirizzata all'ambasciatore veneziano Giacomo Querini a Costantinopoli, dal suo servitore francese, che si trova a Smirne, dove ancora sta continuando il contagio della peste. Parla di due navi arrivate, una da Venezia e l'altra da Genova, Livorno e Messina, che portano due lettere importanti per l'ambasciatore Querini: il quale ebbe un ruolo importante per l'inizio della guerra di Morea.

La febbre gialla del 1804
Fatale per la nostra città fu anche la febbre gialla del 1804. Nel porto attraccò il bastimento Anna Maria, partito da Veracruz e transitato da Cadice. La Spagna era considerata zona sicura e non furono prese precauzioni, ma l'intero equipaggio, affetto da febbre gialla (detta anche vomito nero) presto diffuse il morbo fra tutta la popolazione. La malattia fu passata sotto silenzio, per timore di dispiacere alle autorità e di danneggiare l'economia portuale, e così si estese sempre più. Venne chiamato, allora, il famoso epidemiologo Gaetano Polloni che riuscì a debellarla, dopo essersi ammalato egli stesso. Fu nominato perciò medico di Sanità del porto. Ordinò i suffumigi di cloro nei bastimenti e riorganizzò il sistema dei lazzaretti, introducendo misure sanitarie che protessero la città dal tifo e da ulteriori focolai di peste.
 
 

IL QUINTOMORO
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