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Madama
Sitrì
"Viaggio
d'andata senza ritorno
Bella Livorno,
Mi fermo qui
Verso l'inferno o al paradiso
Come al bordello
Madame Sitrì"
(Bobo Rondelli)
Quella
di madame Sitrì era una casa di tolleranza
livornese che non aveva niente da invidiare
alle famose maison di Roma o Milano. Un bordello
lussuoso, vicino al mare, con grandi saloni,
specchi, morbidi divani e poltrone dove erano
mollemente adagiate le più belle ragazze
sulla piazza, discinte, velate, sorridenti,
allegre per contratto, pronte a offrirti un
bicchiere di spumante e a farti dimenticare
guai e mogli brontolone. Ragazze raffinate,
che sapevano trattare i clienti facoltosi, i
maggiorenti della città, i cadetti dell'Accademia
Navale, addirittura i rampolli di Casa Savoia,
spesso persino qualche professore di liceo,
sbeffeggiato dai suoi ragazzi appostati fuori,
o qualche gesuita che, per l'occasione, si era
tolto la tonaca.
A gestirla era una signora elegante, non priva
di cultura e dal piglio imprenditoriale, capace
di mantenere l'ordine fra i clienti e dirigere
le ragazze con bonaria fermezza.
Alla figura di Madama Sitrì e alla sua
celebre casa chiusa si sono ispirati Aldo Santini,
Giuseppe Pancaccini e Bobo Rondelli, il quale
le ha dedicato una celebre canzone.
I bordelli furono chiusi nel 58, dalla legge
Merlin.
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