Livorno e il suo porto terza puntata
di Alessandro Brunetti
a cura di Patrizia Poli


Darsena del Porto di Livorno - 1600


Pianta della città - siamo circa nel 1650


Porta a Pisa


Porta Colonnella


Veduta dei fossi in Venezia

 

Altre opere

Per facilitare un importante ramo del commercio portuale, vengono costruite un po' per tutta la città, ma in special modo sui bastioni, delle Buche destinate alla conservazione del grano.
Nel 1600 viene terminato il Porticciolo per ricevere le navi provenienti dal Canale dei Navicelli; la sua precisa ubicazione è molto incerta, seppur comparendo in alcuni scritti, si hanno a riguardo molte contraddizioni e dati non precisi.
Mentre si lavora alle fortificazioni del porto, viene creato il nuovo Arsenale Marittimo per la costruzione delle navi da guerra e mercantili.
Nel 1600 si ha l'inizio dell'era industriale di Livorno. L'insediamento delle fabbriche si sussegue e il movimento commerciale aumenta sempre più. Nel 1605 si giunge al completamento del Canale dei Navicelli, mettendolo in comunicazione con il Fosso che circonda la Fortezza Nuova, utilissima e rapida via di comunicazione del porto di Livorno con il mercato di Pisa e, per via d'Arno, con la stessa Firenze.
Oltre all'ospedale di Sant'Antonio, al Bagno dei forzati - costruzione fortificata presso il porto - Ferdinando I° fa costruire in Piazza d'Armi il Duomo, i portici, su disegni degli architetti Jones, Pieroni e Cantagallina e il palazzo della Doganetta, destinato a ricevere gli ospiti di casa Medici.

Abitazioni private

Volendo dar vita a una città, il granduca non può esimersi dalla costruzione di abitazioni per uso privato. Le affitta o, cosa nuova, le vende a riscatto con un mutuo della durata di sette anni, a condizione che l'acquirente si stabilisca nella città. L'iniziativa è a base speculativa e le case sono degli alveari.

La seconda cinta muraria

Sotto Ferdinando I° è portata a termine la seconda cinta muraria della città. Le nuove mura cominciano al termine della via Ferdinanda (l'odierna via Grande), proseguono per via del Bastione, via del Mulino a Vento, via delle Mura, via dei Lanzi, via Buontalenti, attraverso il Bastione di S. Cosimo giungono a Porta a Pisa e chiudono all'altro lato la via Ferdinanda, poi costeggiano la Fortezza nuova nella sua primitiva struttura e, continuando parallelamente al Fosso Reale, terminano davanti alla Fortezza Vecchia.
Le porte sono sei: quattro principali e due secondarie; si chiamano rispettivamente Porta a Pisa, Porta Nuova, Porta Colonnella, Porta dei Navicelli, Porta dei Cappuccini e Porta alla Bocca.
La nuova cinta ha una lunghezza complessiva di 5 Km e racchiude 10000 persone al suo interno.

La Fortezza Nuova
Su progetto di Bernardo Buontalenti, si cominciano anche i lavori della Fortezza Nuova per la difesa della città dal lato terra. La struttura ha cinque baluardi, un perimetro di circa due miglia, i fossi larghi 60 braccia (circa 36 m.) e profondi 5 braccia (circa 3 m.) La costruzione dei Fossi inizia nel 1599, l'acqua è di mare ed è necessario pulirla spesso perché si riempie di alghe e altro materiale. Si cerca di fare in modo che non ristagni, ma circoli liberamente, evitando il pericolo di putrefazione. È un buon progetto dal punto di vista idraulico, frutto di un architetto, il Buontalenti, che sa il fatto suo.

Il nuovo porto

È merito di Cosimo II° dei Medici, succeduto a Ferdinando I°, l'aver dato a Livorno il suo porto. La città, sia pure integrata dai nuovi magazzini, lazzaretti, opere militari, resterà per quasi due secoli quella che Cosimo II° ha costruito.
Le case commerciali straniere, che devono costituire la base dei traffici livornesi, hanno appena cominciato ad accorgersi delle condizioni favorevoli che Livorno, modesto scalo commerciale ma piazzaforte marittima di prim'ordine, può offrire. Il granduca delibera quindi il disegno di un Nuovo Porto.
Il progetto si basa su tre punti che si sviluppano attorno alla necessità di:
1. Avere un porto ampio e ben riparato
2. Mantenere isolata da terra la Fortezza Vecchia
3. Evitare l'inconveniente delle alghe
Gli esecutori Cantagallina, Cucurrano, Busulli, Lorini, Dudley, riuniti in un consiglio, propongono di gettare una nuova e grandiosa diga, partente dalla Sassaia e parallela alla terra in direzione nord ovest.
Questo molo dovrà estendersi sopra una superficie di 613000 braccia quadrate, avanzare in mare aperto per circa 900 braccia, sì da ricevere le navi di grande tonnellaggio. Sopra il livello del mare dovrà innalzarsi per altre 9 braccia.
Il progetto riduce in tal modo i fondali nei quali dover fare la gettata in mare aperto, diminuendo lo sviluppo complessivo delle opere, forse anche ovviando all'azione delle correnti che potrebbero accumulare forti quantitativi di alghe contro il molo.
È vero che lo specchio d'acqua chiuso fra la terra e i due moli viene così ridotto alla metà circa di quello previsto nel progetto precedente, ma è vero anche che lo sviluppo delle banchine rimane pressoché lo stesso. Conta, appunto, lo sviluppo delle banchine a disposizione delle navi, unito alla tranquillità delle acque, alla facilità d'ingresso, al costo degli impianti e della manutenzione.

FINE TERZA PUNTATA

 
 

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