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"Harborea"
di villa Mimbelli
Festa
delle piante e dei giardini d'oltremare
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di Patrizia Poli
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Villa Mimbelli |
Sabato
13 ottobre, in occasione della festa delle piante
e dei giardini d'oltremare "Harborea" di
villa Mimbelli, ci si è potuti immergere in
un'autentica esperienza sensoriale, oltre che nel
parco, anche proprio all'interno della storica villa,
fra immagini, parole e suoni.
Entrando, ci vengono incontro gli affreschi di Annibale
Gatti, la sala da fumo in stile moresco, la scala
decorata con putti in ceramica invetriata. Attraversiamo
poi le sale dove sono conservati dipinti di macchiaioli,
Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini
e dei post macchiaioli, Giovanni Bartolena, Vittorio
Matteo Corcos, Oscar Ghiglia, Ulivi Liegi, Guglielmo
Micheli, Plinio Nomellini, Llewellyn Lloyd, Raffaello
Gambogi etc. |
Fra
i macchiaioli, attivi dal 1855, e i post macchiaioli
c'è un ventennio, che ha trasformato
la forza delle pennellate di Fattori in manierismo
sempre meno verista e più decadente.
La sala di Fattori è inconfondibile,
ti devi sedere davanti ai grandi quadri di battaglie
e paesaggi, con quella botta nello stomaco che
dà l'arte vera e che non puoi descrivere
con nessuna nota accademica.
Pennellate grosse, personaggi tozzi, pantaloni
sformati dall'uso, buoi e pagliai, battaglie
risorgimentali con cavalli impennati. |
Dipinto
di Fattori
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Il
rinnovamento verista è declinato in stile toscano,
maremmano, in opposizione alle rovine romantiche,
alle dame in pose languide, ai poeti pensosi. Le immagini
sono contrasti di macchie di colore, ottenuti tramite
la tecnica chiamata dello specchio nero, utilizzando
uno specchio annerito col fumo che permette di esaltare
i contrasti chiaroscurali all'interno del dipinto.
Punti e linee sono eliminati perché non esistenti
in natura e sostituiti da macchie di colore. Cronologicamente,
i macchiaioli precedono gli Impressionisti francesi,
e tendono alla riproduzione del presente, così
com'è colto dall'occhio nell'immediato, senza
sovrastrutture culturali, ma anche senza piena identificazione,
piuttosto come testimonianza e commento.

Simone
Mugnaini (tenore) e Simona Cianchi (soprano)
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Nella
sala degli specchi è in programma il
concerto "Music, love and wine" con
brani d'intrattenimento dedicati al vino che
spaziano dai pezzi da taverna, alle allegre
canzoni scozzesi, al melodramma italiano. Mozart
e Beethoven son colti nel loro lato meno serio,
più conviviale, con canzoni come Freunde,
lasset uns beim Zechen e Come fill fill my good
fellow, e un repertorio che va dal cinquecento
al novecento.
La voce di Pietro Venè recita brani di
Herman Hesse, di Trilussa, di Pascoli, di Baudelaire,
i solisti Simone Mugnaini (tenore) e Simona
Cianchi (soprano) cantano arie di Leoncavallo
e Mascagni, accompagnati dal coro Guido Monaco
e diretti da Paolo Filidei. |

6
marzo 1853: al Teatro la Fenice
è la "Prima" della Traviata |
Inutile dire che il pezzo conclusivo è
Libiamo ne' lieti calici, il celebre brindisi
valzer del primo atto della Traviata di Giuseppe
Verdi.
Libiam libiamo, ne'
lieti calici,
che la bellezza infiora;
e la fuggevol fuggevol'ora
s'inebrii a voluttà.
Libiam ne' dolci fremiti
che suscita l'amore,
E
perché la full immersion sensoriale sia
davvero completa, all'uscita chi vuole può
sorseggiare, anzi qui proprio il caso di dire
"libare", del vino.
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