| Guelfo 
                        Civinini (1873 - 1954) è nato a Livorno solo perché 
                        i genitori vi si rifugiavano per sfuggire alla malaria.
 Ha vissuto principalmente a Roma, dove si è spento 
                        nel 54, ma la sua vita è stata particolare, piena 
                        attività che ne fanno un personaggio interessante, 
                        al di là della scrittura.
 Corrispondente del "Corriere della Sera" fu 
                        inviato di guerra in Libia e in Grecia, seguì l'impresa 
                        di Fiume di d'Annunzio e aderì al fascismo, diventando 
                        uno dei firmatari del "Manifesto degli intellettuali 
                        fascisti" ma, dopo le leggi razziali e il patto con 
                        la Germania, si distaccò dall'ideologia di Mussolini 
                        fino a diventare scrittore "non gradito" al 
                        governo.
 Fra le due guerre viaggiò molto, soprattutto in 
                        Africa orientale, dove realizzò il documentario 
                        Aethiopia per conto dell'Istituto Luce. Organizzò 
                        persino una spedizione alla vana ricerca di un esploratore 
                        morto.
 Comprò sull'Argentario la Torre di Santa Liberata, 
                        compiendovi degli scavi che portarono alla luce una villa 
                        romana.
 Una figlia gli morì suicida nel 29.
 La sua produzione parte dalle poesie crepuscolari di "l'Urna" 
                        e "I sentieri e le nuvole" - che lo fanno rientrare 
                        a pieno diritto nel Decadentismo con una visione intimista, 
                        malinconica e sfiduciata - passa attraverso la produzione 
                        teatrale per sfociare nel verismo delle novelle, basate 
                        sui ricordi d'infanzia e sull'ambiente maremmano ma anche 
                        africano.
 Rimane famoso soprattutto per aver scritto il libretto 
                        de "La fanciulla del West" musicata da Giacomo 
                        Puccini.
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