"La
campanella suonò:
il fischio della locomotiva
Lacerator di ben costrutte orecchie
echeggiò sotto la soffitta della Stazione;
gli sportelli delle carrozze,
l'un dopo l'altro, fortemente sbattendo,
si chiusero - e il convoglio,
flottando con respiro sordo e affannoso, si
pose in moto alla volta di Livorno!"
|

Carlo Collodi
|
È
risaputo che i fiorentini benestanti amano farsi
le vacanze a Livorno. Fra questi c'era anche
Carlo Collodi (1826 - 1890), l'autore dell'indimenticato
Pinocchio, che soleva "annoiarsi terribilmente"
dalle nostre parti per tutto luglio e agosto.
Ricordiamo qui una sua opera meno conosciuta:
"Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno".
Pubblicato nel settembre del 1856 per l'editore
Mariani, fu venduto ai viaggiatori come opuscolo
informativo, nel primo anno di funzionamento
della Ferrovia Leopolda che, appunto, collegava
Firenze a Livorno.
Costruita negli anni 40 del XIX secolo, la ferrovia
partì proprio da Livorno, con un binario
unico, e suscitò le ire (e i tumulti)
dei barcaioli dell'Arno che vedevano scemare
il lavoro. Delle tre stazioni della ferrovia,
la nostra - la dismessa stazione San Marco -
è l'unica a non essere ancora stata oggetto
di riqualificazione, nonostante numerose proposte.
Fra romanzo d'appendice ingarbugliato e autoironico,
e manuale d'informazioni utili per i viaggiatori,
il volumetto tascabile scritto dal Collodi,
è una guida storico - umoristica che
si colloca nella letteratura, allora all'avanguardia,
dedicata ai viaggi su strade ferrate. Descrive,
con brio tutto toscano, le peripezie dei pionieri
del treno a vapore, fra tradizione contadina
e nuovo che avanza, in uno stile di contaminazione
letteraria sul modello di Sterne.
Le descrizioni che ci riguardano non sono propriamente
lusinghiere, sia per quanto riguarda l'arte:
"In fatto di monumenti e di cose antiche,
Livorno ha ben poco da presentare all'occhio
dell'artista e dell'amatore. E ciò si
capisce facilmente: imperocché nelle
città consacrate quasi esclusivamente
al commercio e all'industria, le belle Arti
non vi respirano a modo loro e raramente vi
ottengono la Carta di soggiorno!"
che le persone:
"La donna livornese, e particolarmente
la donna del popolo ha, in generale, fattezze
regolari, begli occhi, bei denti - e molti capelli.
Il maschio non presenta nulla di singolare che
lo distingua - seppure non si vogliano eccettuare
i barcaioli e i saccaioli, nei quali l'esercizio
quotidiano di una vita affaticata, sviluppa
ordinariamente delle forme robuste e delle tendenze
ercoline!"
|