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Non
tutti sanno che fu anche un instancabile viaggiatore
e durante i suoi numerosi spostamenti scrisse molti
diari di viaggio.
Nella Biblioteca reale di Copenhagen è possibile
consultare le pagine che riguardano il suo passaggio
nella nostra città.
La danese Vibeke Worm ha rintracciato per noi
le pagine dedicate al soggiorno di Andersen nella
nostra città e le ha tradotte dal danese ottocentesco
in inglese. Noi abbiamo provveduto a ritradurle in
italiano per voi. Lo stile è veloce, guizzante,
incisivo.
1833
dal diario
6
ottobre. Abbiamo affittato un vetturino e guidato
allegramente le sei miglia verso Livorno. Abbiamo
incontrato parecchi cacciatori e ci siamo imbattuti
in una bella foresta di querce e in filari di aranci.
Gli Appennini avevano un paio di picchi elevati,
per il resto la zona era piatta, e a Livorno è
stato tutto un po' noioso. Una città sporca,
con un bel porto dall'acqua verde. Abbiamo visto
le coste della Corsica e dell'Elba, è capitato
un vapore da Genova, abbiamo parlato con due svedesi
e avuto un asino per Cicerone, che ci ha preso 4
franchi e non ci ha mostrato nulla. Ci ha detto
cose come: "Ci dovrebbe essere un mercante
turco, ma il suo negozio è chiuso, c'è
una chiesa con un bel dipinto ma il dipinto manca."
Il duomo non è niente di speciale, un soffitto
carino, ma è tutto sudicio. La chiesa greca
era chiusa. Il cimitero inglese fuori la città
era tutto tombe di marmo di Carrara, abbiamo trovato
anche un paio di sepolture Svedesi.
Per strada abbiamo visto molti greci.
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La
sinagoga, che doveva essere una delle più
belle e ricche d'Europa, mi ha fatto una brutta
impressione. La gente saliva una scala in un albergo
e nella chiesa che sembra la Borsa, tutti avevano
il cappello e spettegolavano sulla bocca degli altri.
Sudici bimbi ebrei stavano ritti sulle sedie e un
Rabbi, su una sorta di pulpito, rideva e scherzava
con degli anziani. Per avanzare, Tappernaklet si
fece largo a gomitate come se dessero i biglietti
per il teatro, nessuno pensava alla devozione. Sopra
di noi, nella galleria, sedevano le donne nascoste
da una grande griglia, qui dovevano essere trattate
come in Spagna ed erano molto timide.
Al porto c'è una statua di marmo di Ferdinando
I°, quello sopra il figlio Cosimo II°, con
4 schiavi di bronzo incatenati alla statua, uno,
un negro, aveva uno sguardo molto malinconico, era
orribile da vedere e sarebbe un onore aiutarlo!
La nostra finestra guardava il mare, il sole era
piacevole, giù dietro il faro, era come una
nave sull'orizzonte. Le colline erano grigio blu,
e delle strane nuvole strappate erano appese in
cielo come lance d'oro in cielo. Livorno è
brutta, piatta e sporca, ma il cielo, il mare e
le belle colline sono una cornice che rende degna
la pittura, potrebbe anche essere piacevole stare
qui un po' di tempo.
La gente: specialmente le donne camminano per le
strade in tale quantità che sembrano una
processione, ho visto dei turchi con teste caratteristiche
e bei ragazzi greci. Una spagnola, con neri occhi
di fuoco e un velo sottile, mi è passata
vicina, com'era bella!
Sul pavimento abbiamo tappeti brillanti, divani
orientali, ma ci vogliono dai 5 ai 9 franchi per
pranzare, siamo andati in trattoria e abbiamo mangiato
con due franchi.
Non si sa se è più bello il cielo
limpido e azzurro, il mare blu, o le montagne cerulee.
È uno stesso colore in diverse espressioni,
è come l'amore pronunciato in tre lingue
differenti. (Oggi il nostro vetturino ha cantato
una aria d'opera mentre ci guidava fuori strada.)
Lunedì 7 ottobre.
Questa mattina mi sono vegliato al rumore di catene,
erano incatenati a due a due, uno rosso e uno giallo.
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Siamo usciti sul porto. Il molo è coperto
da blocchi di pietra color terra. A pranzo eravamo
a Pisa. Sono andato alla torre e alla chiesa. Le
strade erano un mortorio, mi sono ficcato in vicoli
così stretti e silenziosi che mi era presa
l'ansia, finalmente mi sono ritrovato in uno spazio
verde, c'era una statua colossale di marmo del granduca
Leopoldo I° con in mano uno scettro dorato.[
]
Martedì 8 ottobre.
Da Pisa a Firenze. Davvero un'ottima strada, guidavano
come matti, siamo arrivati a Firenze in otto ore.
Nell'Arno c'era poca acqua...
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