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Patrizia
Poli presenta
Lamartine
a Livorno |

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"Perché
balzate sulla spiaggia spumeggiante,
Onde in cui nessun vento ha scavato solchi?
Perché agitate la vostra schiuma fumante
In leggeri turbinii?
Perché dondolate le vostre fronti che l'alba
asciuga,
Foreste, che stormite prima dell'ora del risveglio?
Perché dai vostri rami spargete come pioggia
Quelle lacrime silenziose di cui vi bagnarono
la notte?
Perché rialzate, oh fiori, i vostri calici
pieni,
come fronte chinata che l'amore risolleva?
Perché nell'ombra umida esalare questi
primi
Profumi che il giorno respira?" |
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Alphonse
de Lamartine (1790 - 1869), scrittore, storico e politico
francese autore tra l'altro de Le meditazioni poetiche,
aveva dei cugini a Livorno e venne a visitarli. Ancora
una volta è Pietro Vigo a riportarci le sue
parole.
"Abitavo presso Livorno
nella villa Palmieri sulla strada di Montenero; a
sinistra vedevo le cime selvose dei Monti di Limone,
a dritta il mare, di faccia Montenero. Sulla sommità
di questo capo, addossato allo scoglio ed a verdi
querce s'innalza una chiesa come un tempio greco in
vista del mare, ed è un pellegrinaggio pei
naufraghi scampati dalle procelle pei voti innalzati
alla stella del mare. Mi piaceva tanto questo luogo
che vi ascendevo sovente. Sulla strada è la
villa, un tempo splendida, allora deserta dove Lord
Byron si trattenne una o due estati qualche tempo
prima della mia dimora in Livorno.
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Ero
solito fermarmi col cavallo dinanzi alla porta del
suo giardino, come per cercarvi l'assente figura del
gran poeta che in certo modo consacrò quella
solitudine. Poco più oltre lasciavo la strada
guidando i cavalli verso la locanda di Montenero per
inoltrarmi solo nei boschi d'onde scorgesi il mare.
Là passavo intere giornate in compagnia dei
miei pensieri, con un libro in mano, nel cui margine,
andava scrivendo le poesie ispiratemi dal cielo e
dal mare. I cespugli a piè delle verdeggianti
querce di Montenero conservarono per qualche tempo
le pagine strappate dai libri e dagli album, dove
mi provai a notare alcuni canti, spesse volte interrotti
dal sonno, dal capriccio, e dal tramonto del dì,
e che lasciava in brani sull'erba o sulla sabbia in
ludibrio del vento ".
Vigo
afferma che tre dei componimenti delle "Armonie
poetiche e religiose" siano stati scritti nei
nostri boschi. Pare che una folata di tramontana abbia
fatto volare gli appunti de L'Inno al mattino, al
punto che il poeta li aveva ormai dati per persi.
La mattina dopo, però, una bambina scalza,
figlia di un arsellaio, glieli riconsegnò inzuppati
d'acqua di mare. Sembra che il padre li abbia ripescati
e fatti leggere a dei frati Cappuccini che gli consigliarono
di riportarli all'autore francese. Come ricompensa,
Lamartine offrì all'uomo tanti scudi quante
erano le pagine e comprò alla bimba un vestito
nuovo.
Riferimenti
Pietro Vigo, Montenero www.infolio.it
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