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Patrizia
Poli presenta
Alla ricerca della
Piombino perduta
un libro di Gordiano Lupi
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Gordiano Lupi
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Alla ricerca della Piombino perduta
Gordiano Lupi
Edizioni
Il Foglio 2012
pp 190 - € 15,00
Solo
un lettore nato negli anni sessanta può
accogliere questo libro di Gordiano Lupi, Alla
ricerca della Piombino perduta, con una
commozione che ti prende allo stomaco e ti annoda
la gola.
Lautore dedica la prima parte al ricordo,
alla recherche, al ritorno sui propri passi.
Siamo catapultati allindietro, nei primi
anni sessanta, in una Piombino appena uscita
dalle miserie della guerra e appena sfiorata
da un boom di cui gli abitanti nemmeno si accorgono.
Una Piombino che sembra balzar fuori da un film
di Virzì, divisa a metà fra figli
di papà e figli di metalmeccanici e ferrovieri,
fra gelaterie e bagni dove si va solo la domenica
e piccoli bar di tutti i giorni su spiagge olezzanti
di frittura stantia.
Lamore per queste memorie è assoluto,
viscerale, incondizionato. Lupi accetta tutto
del passato, il bello e il mostruoso, il mare
lucente ma anche le spiagge inquinate, le sterpaglie
dei campi di calcio improvvisati, i muri fatiscenti,
gli odori penetranti, lacciaieria, oggi
gigantesco relitto darcheologia industriale,
sempre incombente, sempre presente nei pensieri
e nelle parole degli abitanti.
Erano tempi romantici, ci ripete.
Ed è in questo romanticismo che si stempera
il neorealismo, trasformandosi da ideologia
in sentimento. Tutto era bello, tutto aveva
più grandezza, più spessore, più
sapore, tutto è imbellito, enfatizzato
dal ricordo. Persino la decadenza, il degrado,
la fatiscenza erano languidi e malinconici.
Prepotente,
in ogni capitolo e in ogni pagina, la sensazione
del fallimento della propria esistenza, lidea
che il meglio sia ormai alle spalle. I sogni
non si sono realizzati, il cammino si è
interrotto, le aspirazioni non si sono concretizzate.
Non poteva capire che volevo la barca
di mio padre, cacciare squali nelloceano
infinito, farmi travolgere come un vecchio pescatore
cubano in una battaglia senza fine sotto il
sole a picco e con il corpo sporco di salmastro.
Non lo poteva capire. (pag 71)
Ciò che cercavamo in realtà cera
già, era in quelle strade, in quelle
spiagge, in quei bar, in quegli anfratti spinosi
dove ci si appartava con una ragazzina, in quei
campi polverosi dove si tiravano calci a un
pallone, in quei cinema di terza visione dove
si sgranocchiavano seme e non pop corn, dove
cresceva, a suon di peplum e film di Totò,
lamore per unarte che avrebbe segnato
tutta la vita. Quello che si è cercato
senza trovare, langolo di paradiso, esisteva
già e ora è perduto per sempre.
I ragazzi che escono da scuola, la
terrazza sopraelevata verso le isole, un autobus
in attesa, mio fratello con lo zainetto ricolmo
di libri che percorre la salita verso ragioneria,
e per un istante penso che il nostro angolo
di paradiso era proprio questo e non lo sapevamo.
(pag 65)
Ciò che inseguivamo se nè
andato e non tornerà, abbiamo perso loccasione
di essere felici. Volti e voci del padre,
degli amici - non ci sono più, ci hanno
lasciato soli, il tempo non è più
senza fine. Con quanta insistenza
si ripete che il passato non torna. Quante volte
si ripercorrono le stesse immagini, gli stessi
ricordi, come se ripetere accreditasse le memorie,
le avvalorasse.
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Adesso
non importa più niente a nessuno. Un mondo
scivolato via tra le feritoie della vita, come
sabbia tra le dita, come tempo che non ritorna.
(pag 35)
Ogni capitolo è una cartolina illustrata
dalla nostalgia, spiazzante, lacerante, dolorosa,
piena di rimpianto per ciò che non è
stato e non sarà mai più. Se dobbiamo
abbandonarci anche noi a echi, a reminiscenze,
a libere associazioni letterarie, ci viene in
mente la Forte dei Marmi di Antonella Boralevi,
in Prima che il vento, oppure, chissà
perché, anche Bonjour tristesse,
di Françoise Sagan, forse per la malinconia
che permea ogni parola del libro.
La seconda parte è dedicata alla ricostruzione
della vita dello scrittore Aldo Zelli, approdato
a Piombino dopo unesistenza avventurosa
fra Libia e prigionia di guerra in varie parti
del mondo. La casa editrice il Foglio Letterario
si sta occupando di questautore e della
ristampa di alcune sue opere dinteresse
scolastico. Qui Lupi ne assume lidentità,
lo fa parlare in prima persona, gli fa rievocare
il passato - persino lamicizia con Guelfo
Civinini - attraverso le trame della sua narrativa
fantasiosa e disimpegnata. Anche in questo caso
la nostalgia è canone, norma pervasiva,
irrinunciabile. Aldo celebra la propria gioventù
in Libia, fra deserti, dune mosse dal vento, dromedari
e camaleonti che danzano, con limprovviso
irrompere della realtà a spezzare il sogno
dellinfanzia, a far maturare di colpo.
La vita è ingiusta. Lo comprendo
per la prima volta e ho soltanto otto anni. Non
ci sono regole. Non ci sono principi. Non ci sono
sogni da rispettare. Cè un maledetto
destino che si compie. (pag 110)
Ed anche qui, come nella parte piombinese, chi
parla sinterroga in continuazione sulla
natura e il significato dellessere scrittore,
sul processo creativo, sulla fantasia, sul modo
in cui nascono, prendono corpo e si sviluppano,
le storie nella mente degli autori. In quel Scrivo
una storia come, da ragazzo, avrei voluto che
un adulto mi narrasse cè
tutta una poetica del fantastico, una pura capacità
affabulatoria che si è persa nella narrativa
odierna, soprattutto italiana.
Lopera è scritta in una lingua elegante,
lirica, che non si vergogna a commuovere, a inondare
di emozioni, a puntare direttamente al cuore,
senza indulgere in urticanti paratassi, in simbolismi
inutili, in modernismi stridenti troppo spesso
di maniera. Un libro per il quale la parola bellissimo
si spoglia del logorio dellabuso e torna
a risplendere.
Recensione di Patrizia Poli per Critica
Letteraria |
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