Mestieri di un tempo:
Il chiccaio
a cura di Fabio Marcaccini



Il chiccaio. Una delle figure più amate dai bambini di Livorno e forse di chissà quanti altri posti. Lo ricordo magro, con la barba incolta, sempre un po' sudaticcio, mentre muoveva per le strade il suo triciclo adattato per l'occasione con un cassettone anteriore
rosso: il carretto dei chicchi. Sulla bici, una struttura metallica con le pareti di vetro per poter far vedere tutte le leccornie contenute dentro, divise, in maniera molto approssimativa, da contenitori in plastica trasparente opacizzati dal tempo e dall'uso, di certo poco igienici, diremmo oggi. Qui potevi trovare "Brooklyn", le "gomme del ponte" da masticare, naturalmente "americane". Ma anche le stringhe di liquirizia, i piccoli bottoncini di zucchero colorati. Eppoi i 'hicchi di menta... i ciucciamèli: due/tre colori più che gusti, non di più. Una varietà infinita di caramelle come le dolciumerie di oggi? Macché. Caramelle Rossana, le piccole Golia confezionate con le orecchiette laterali, quelle al rabarbaro e all'anice per far digerire meglio i grandi e le mentine ricoperte di zucchero modello Valda.


"Girellini... 2 a un soldo... bimbi piangete che mamma ve li compra".
Erano gli anni '60 quando con qualche decino di lire... riempivi di dolci una bustina, quasi sufficiente fino al giorno dopo, se qualcun altro non ci tuffava dentro le mani.

Il chiccaio più gettonato, forse, il Passetti di Ardenza. Momenti di vita, p
ersone vere, belle da ricordare... Storie come quella molto simile del gelataio e del suo carretto dei gelati.
 
 
 

IL QUINTOMORO
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