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                            sono libri che ti capitano in mano per caso ma sarebbe 
                            meglio non accadesse, ché il loro posto è 
                            la pattumiera non la biblioteca, mica è vero 
                            che i libri non si devono buttare, no, credetemi, 
                            esistono delle eccezioni. Ora, un mio amico sa che 
                            ho la passione per Cuba, c'è chi dice che sono 
                            un esperto di cultura cubana, io dico che sono un 
                            lettore, uno che va alla ricerca delle cose migliori 
                            prodotte sulla mia piccola isola caraibica. Alessandra 
                            Riccio, invece, è una vera esperta, insegna 
                            letteratura spagnola e ispanoamericana, ha studiato 
                            Lezama Lima, sarà persino riuscita a leggere 
                            fino in fondo Paradiso, è stata corrispondente 
                            a Cuba per L'Unità, è direttrice di 
                            Latinoamerica, insieme a Gianni Minà, che Dio 
                            li abbia in gloria. Racconti di Cuba è un collage 
                            di fregnacce in piena sintonia con la propaganda di 
                            regime (Una bambina angolana è forse il racconto 
                            più stucchevole), diffamazioni a livello di 
                            codice penale e penose agiografie grondanti retorica. 
                            Il primo attentato è alla letteratura, perché 
                            la Riccio scrive male, usa uno stile non coinvolgente, 
                            piatto, asettico, da funzionaria di partito. Il secondo 
                            attentato è alla verità storica. L'autrice 
                            definisce inaffidabile un genio della letteratura 
                            ispanica come Guillermo Cabrera Infante, che ho tradotto 
                            in Italia per Minimum Fax (La ninfa incostante). Attacca 
                            Heberto Padilla sul piano personale, affibbiandogli 
                            l'epiteto di insopportabile e riducendo un capolavoro 
                            come Fuori dal gioco (che ho tradotto e diffuso gratis 
                            in rete) a un atto di vanità, storpiando il 
                            titolo in Fuori gioco, come se fosse un testo sul 
                            gioco del calcio e non uno straziante e poetico grido 
                            di libertà. Armando Valladares, infine, viene 
                            diffamato e insultato come da retorica rivoluzionaria, 
                            secondo i dettami del volere castrista. Alessandra 
                            Riccio deve rispondere alla sua coscienza delle menzogne 
                            che scrive ma dovrebbe rispondere davanti a un tribunale 
                            per il reato di diffamazione per le illazioni sul 
                            conto di Padilla e Valladares che spaccia per verità 
                            apodittiche. La vera storia di Padilla l'ho scritta 
                            all'interno di Fuori dal gioco - facilmente reperibile 
                            in rete - e in numerosi articoli. Vi consiglio di 
                            approfondire l'argomento e la vita di un grande poeta, 
                            martire della rivoluzione cubana, che un giorno avrà 
                            i riconoscimenti che merita. Non comprate questo libro, 
                            invece, indegno persino del nome libro, io l'ho già 
                            buttato nel cestino della carta straccia. 
 Un altro libro ignobile, sempre edito da Iacobelli, 
                            un editore benemerito della rivoluzione cubana, è 
                            Carte da un naufragio, scritto da una certa Lourdes 
                            Gonzáles Herrero, che se lei è una scrittrice 
                            io posso farmi chiamare Manzoni, eppure dicono sia 
                            stata inserita nell'Enciclopedia della letteratura 
                            latinoamericana, forse per meriti politici. I suoi 
                            racconti sono indefinibili, lunghezza sei - sette 
                            righe, non sono lirici, non sono narrativi, ha inventato 
                            uno stile nuovo: retorica rivoluzionaria in pillole. 
                            Dove possono avere mercato simili insulsaggini? Forse 
                            a Cuba, lette sotto imposizione. In Italia ci pensa 
                            Iacobelli a diffondere robaccia simile, non so con 
                            quale risultato. Resta la domanda finale, visto che 
                            qualcuno se la pone nei confronti di Yoani Sánchez, 
                            che scrive in maniera letteraria e conosce le cose 
                            di cui parla. Chi finanzia tutto questo? Non lo so 
                            e non lo voglio sapere. Per me è solo carta 
                            da riciclare sporca d'inchiostro, non va bene neppure 
                            per il bagno, serve solo per la raccolta differenziata.
 Gordiano 
                            Lupiwww.infol.it/lupi
 
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