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di Filippo Castiglia
Molti di voi avranno la suocera livornese. Bene
siamo accomunati da molte più cose che non
soltanto questa. Significa che siamo uomini, siamo
sposati e che nostra moglie ha la mamma di Livorno.
In quante leggono con attenzione Livorno Magazine?
Spero molte, tra queste c'è mia suocera.
Qualche tempo fa prospettammo ai genitori di mia
moglie di trascorrere una settimana a New York in
occasione della Maratona, così da permettermi
di festeggiare il quarantesimo compleanno correndo
la celebre gara. La presenza dei suoceri sarebbe
stata utile e gradita per il semplice motivo che
da li a novembre avremmo avuto un giovanissimo contribuente
da portare con noi per un quarto livornese. Detto
fatto si decise di partire per una vacanza un po'
fuori dall'ordinario.
Prepararsi ad una maratona impone il rispetto di
un programma di allenamento, ed una dieta abbastanza
precisa. Nello specifico prepararsi alla maratona
di NY, che cade la prima domenica di novembre, vuol
dire correre tutta l'estate incuranti del caldo,
intensificare gli allenamenti a partire da settembre
e poi il gioco è fatto si è pronti
per affrontare 42.195 m (come tutte le maratone).
Non appena sbarcammo nella grande mela mia suocera
mi disse se conoscevo dei livornesi che correvano
la maratona di NY, che sarebbe stato carino incontrarne
qualcuno, che di certo ce n'erano. Fu così
che cominciò la mia ricerca, da palermitano
che non aveva preso alcun contatto con propri concittadini
che andavano a correre la maratona delle maratone,
né con dei livornesi pronti a cimentarsi
nella stessa gara. Mi sovvenne che la maratona di
Livorno si sarebbe corsa la domenica successiva
e questo voleva dire che chi correva l'una non avrebbe
mai corso l'altra. Ciò nondimeno le mi ricerche
continuarono. Sapere che le leggi dei padri fondatori
furono ispirate alle leggi livornine purtroppo non
mi fu di grande aiuto, chiesi al tour operator che
ci aveva condotto la e mi risposero che aveva un
folto gruppo di pisani. Che si possono mai confondere
i pisani con i livornesi? Glissai, e decisi di cercare
i livornesi prima della partenza e poi durante la
gara. Mia suocera era ottimista in quarantamila
non ci saranno un buon numero di livornesi?
Che vi fossero non v'era dubbio, Livorno è
tra le città con maggiore tradizione sportiva,
ogni volta che mi capita di trascorrere qualche
tempo nella città medicea, poiché
necessariamente devo correre, incontro sempre un
gran numero di podisti. Il campo di atletica, del
quale solo di recente ho compreso perché
si chiami campo scuola, è frequentato da
atleti durante tutto l'arco dell'orario d'apertura.
Insomma era impossibile che non vi fossero maratoneti
livornesi a NY. L'immagine che colpisce di più
della maratona di NY è quella del ponte da
Verrazzano pieno di gente che corre. Solo chi l'ha
corsa sa che per far partire 40.000 persone alle
10.10 dall'inizio di quel ponte è necessario
arrivare con molte ore di anticipo, io sfruttai
quelle ore, circa tre, per cercare i livornesi.
Ho visto gente vestita con lo smoking e le scarpe
da corsa, vecchietti pronti per la sfilata di carnevale,
stimati professionisti sfoggiare parrucche improbabili
mentre cercavano di difendersi dal freddo della
mattina newyorkese con cartoni e coperte, atleti
concentrati e depilati con lo sguardo fisso nel
vuoto. Ho ascoltato molti idiomi, e riconosciuto
molti dialetti d'Italia (siamo la nazione straniera
che, dopo il Regno Unito, porta più podisti
alla maratona di NY) ho incontrato fiorentini, pisani,
ma di livornesi niente da fare.
La gara partì
in orario col sindaco che consegna la città
ai podisti ed un colpo di cannone. Da lì
in poi le uniche occasioni di sentire il rumore
dei passi era lungo i ponti, solo sui ponti non
è consentito alla gente di sostare. Ma per
tutto il resto del tracciato si corre tra due ali
di folla: in 40.000 a correre ed in 2.000.000 ad
incitare, cantare, suonare, urlare, applaudire
Non mi sono fatto distrarre troppo e così
a molti degli italiani che incontravo chiedevo di
dov'erano: napoletani di Bacoli, calabresi, romani,
bolognesi, senesi, lombardi, veneti, pugliesi, ma
di livornesi neanche l'ombra. Pagai dazio del freddo
preso in partenza con i crampi che hanno rallentato
il mio arrivo al traguardo, contento delle innumerevoli
emozioni che non si possono raccontare in una sola
volta. Nella ricerca dei livornesi ho, però,
fallito.
Solo il Tirreno colmò la lacuna pubblicando
i nomi ed i risultati cronometrici dei cinque podisti
che tanto spesso guardano alla Gorgona correndo
sul lungomare, c'erano davvero solo che io non li
ho saputi trovare. Della maratona di Livorno non
posso parlare perché non l'ho ancora corsa,
magari quando la correrò potrò dire
cosa accomuna le due maratone, oltre alla distanza,
che sono i sempre fatidici 42.195 metri.
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