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Patrizia
Poli presenta
Elvira
la modella di Modigliani
di Carlo
Valentini -
Graus
editore, 2012 - Euro 11,90 |
Un articolo di Patrizia Poli per Critica
Letteraria
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Morte
lo colse
quando giunse alla gloria
Essere
ritratti da Modì, si era soliti dire
nellambiente, era come farsi spogliare
lanima. Lambiente è
quello di Montmatre e Montparnasse, il ritratto
in particolare campeggia sulla copertina del
libro di Carlo Valentini: Elvira la modella
di Modigliani.
La figura assorbe e occupa tutto lo spazio,
ha una compostezza illimitata, una presenza
lievemente asimmetrica; il tratto ricorda le
maschere africane, il corpo femminilissimo possiede,
però, una solidità maschile, lovale
del viso è raffinato, la bocca dolce,
lespressione consapevole e malinconica.
È Elvira la Quique, di cui Valentini
ci narra la storia in una biografia romanzata,
a metà fra narrazione e saggio.
Lautore rivaluta e mette in risalto questa
figura, oscurata dallultima compagna di
Modì, la mite Jeanne Hebuterne, famosa
per la fine tragica. Diverse le due donne, diversi
i ritratti che le rappresentano. Dolce, ingenuo,
quello di Jeanne, inquietante e, insieme, carico
di sentimento, malinconia e comprensione, quello
di Elvira.
La
Quique è figlia di una prostituta, a
Parigi finisce per fare il mestiere della madre
oltre che la cantante. Ha un corpo conturbante,
occhi e capelli scuri. Entra subito nell
ambiente delle modelle, che, nude e impudiche,
posano per i pittori di Montmatre e Montparnasse.
Da un uomo allaltro, eccola nelle braccia
di Amedeo. Lo amerà tutta la vita, fra
litigi e riappacificazioni, fra tradimenti e
dispiaceri.
Se Jeanne sarà la compagna dellanima,
la madre dei figli, lelettivamente affine,
Elvira, ci dice Valentini, è qualcosa
di più, è colei che pur
nella differenza di sensibilità, di cultura
e dintenti più di ogni altra
ha condiviso con Modì lo stile di vita,
il bisogno di essere e fare, lelan
vital.
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Elvira
sopportava, pagava questo prezzo per tenersi
un uomo che la trattava da vera donna, la capiva,
condivideva i viaggi nei fantasmi dellallucinazione,
la ritraeva sulla carta o sulla tela strappandole
il suo vissuto interiore con pose appassionate
e carnali e un certo sensualismo animale che
mascherava la sua dolorosa fragilità.
Per Elvira era come guardarsi allo specchio,
felice e orgogliosa di contemplarsi e poter
essere contemplata, femmina che sogna e fa sognare.
(pag 56)
Elvira
e Amedeo vivono una vita più di stenti
che bohemienne, ma non si risparmiano. Si amano,
si sfidano, addentano tutti i piaceri della
carne, dellarte e della vita, fra assenzio,
hashish e cocaina (di cui Elvira si renderà
schiava fino ad ammalarsi e perdere la voce).
Come le altre modelle, è sempre senza
veli, pronta a posare ma anche a fare lamore,
quasi che le due cose coincidessero, fluissero
naturalmente luna nellaltra. Le
pennellate sono lingue che si cercano, i colori
sono umori che si fondono, che colano sulla
tela. Il romanzo di Valentini trasuda carnalità,
attinta proprio dai quadri, dai seni pesanti,
dai triangoli rigogliosi, esibiti senza malizia,
col senso di qualcosa di serenamente necessario.
I dialoghi risentono e, insieme, traggono vantaggio,
dallessere frutto di ricerca darchivio
su documenti inediti. A parlare sono direttamente
i protagonisti, il loro modo di esprimersi artificioso
non suona tuttavia falso in questo retroterra
davanguardia, dove operano Picasso e Utrillo,
dove si muovono pittori infervorati darte
e droga, insieme a modelle discinte e sensuali,
capaci di condividere aspirazioni e trasgressioni,
ristrettezze e manie di grandezza. Un ambiente
dissoluto e assoluto, crogiolo di cultura, di
sperimentazione artistica. Amedeo non dipinge
come nessuno. Amedeo usa colori africani e pastosi,
luci rosate, dove balenano tratti neri. Ama
le sue donne e non si lega davvero a nessuna,
se non forse a Jeanne quando sente arrivare
la fine.
Ma la magia del libro sta, soprattutto, nella
rievocazione dambiente. Montparnasse con
i suoi vicoli sordidi, il Bateau-Lavoir dalle
pareti sottili, dove litigi e amplessi sono
di dominio pubblico, dove si patiscono freddo
dinverno e caldo destate. Vediamo
gli squallidi tuguri dai letti sfatti, i pavimenti
cosparsi di bottiglie vuote, le lenzuola macchiate
dolio di sardine.
Amedeo dipinge con furia, consapevole della
fine imminente, della gloria che arriverà
solo postuma; tossisce, la sua mano trema, ha
il cervello infiammato, le compagne gli si confondono
nella mente: la raffinata Anna diventa la battagliera
Beatrice, la Jeanne di buona famiglia trascolora
nellentreneuse Elvira, colei che ama,
che segue da lontano, che aspetta e che soffre.
Sarà questo ambiente, sarà tutta
questa gente che accompagnerà Modigliani
nellultimo viaggio, quando il carro sfilerà
per le vie di Parigi, seguito da un lungo corteo
di pittori, di modelli, con gli artisti di Montmatre
e Montparnasse riuniti.
E, dopo tutte le vicissitudini, dopo che la
fragile Jeanne si sarà gettata dalla
finestra insieme alla creatura che porta in
grembo, sarà ancora una volta Elvira
claudicante, afona, sopravvissuta alla
prigione e a una condanna a morte a posare
sulla tomba della sfortunata ragazza, come suggello
di una vita intera, lultimo mazzo di fiori,
quello che Amedeo non può più
donare alla sua compagna.
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