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                    MISTERI DI SAN JACOPO 
                Nei sotterranei della chiesa più antica della città di Livorno di Fabio Marcaccini  Nella 
                      cripta con don AlbertoCredenze 
                  popolari o verità tramandate? Per saperlo con certezza, 
                  in questi casi, poco resta da fare se non decidere di muoversi 
                  e verificare. Siamo andati così a cercare di sapere se 
                  sotto quella chiesa da sempre eretta sugli scogli come a  
              sfidare il mare, potesse celarsi davvero qualche ricordo del passato. Scendiamo nella cripta insieme al parroco don Alberto, che fa da guida e a Pino, per l’anagrafe Giuseppe Baroncelli, sanjacopino doc e soprattutto tesoriere dei ricordi della chiesa e del quartiere. Gli spazi sono resi angusti da impalcature, indispensabili per puntellare il tempo che passa inesorabile anche per quelle mura se colari, che resistono all’incessante incalzare del mare. Una torcia elettrica indica gli ostacoli da evitare e fa luce su ciò che quelle pareti nascondono agli occhi dei più. Una piccola lapide ci ricorda che tra il 1700 e il 1800, quello era il tempo di Antonio Benci, letterato e mate matico, pedagogista ed educatore. Il ricordo di Antonio Benci Ed attraversando un piccolo ingresso e rasentando la parete, si arriva ad intravedere accerchiato com’è da braccia d’acciaio che lo sorreggono, ciò che una volta rappresentava l’altare. Girandogli intorno, alle spalle, troviamo una nicchia, all’interno della quale sgorgava una volta l’Acquaviva. Pino ci spiega che “l'appellativo di ‘Acqua Viva’ segue da sempre l'indicazione del territorio di San Jacopo e della sua chiesa ed era dovuto alla presenza di una sorgente ricca di acqua purissima, situata fra l'edificio della Chiesa e l’adiacente terreno sul quale sorse il Lazzeretto. L'esistenza della sorgente fino ai primi del ‘900 è avvallata da notizie di vari storici circa l'Eremo degli Agostiniani di San Jacopo, attualmente occupato da edifici e strutture dell’Accademia Navale, e testimoniata dai giovani del rione che, in varie epoche, tuffandosi in mare davanti alla scogliera si vantavano di "bere" acqua potabile sgorgante dal fondo. Sorgente di Acqua Viva  Questa 
                  sorgente di "acquaviva", in una zona paludosa come era il territorio 
                  di Livorno, era nota alle marinerie di tutte le nazioni che 
                  solcando le acque del Tirreno approdavano nel vicino porto. 
                  I battelli dei secoli scorsi erano ovviamente molto più 
                  lenti di quelli dei giorni nostri e necessitavano di acqua pura 
                  in grande quantità. Ma la sorgente, aperta alle richieste 
                  di tutti e garantita dagli Agostiniani, negli anni della costruzione 
                  del Lazzeretto fu parzialmente sottratta al libero accesso e 
                  deviata a quasi esclusivo uso del nuovo insediamento.” 
                  Così, da quella nicchia ormai secca dietro l’altare, 
                  un tempo i religiosi attingevano la preziosa acqua. Proseguendo, 
                  si ha come l’impressione di uscire da un ambiente per 
                  passare in un altro, ma la verità è che in quel passaggio si nasconde un’inimmaginabile sorpresa: 400 anni fa, quell’accesso co- stituiva l’ingresso principale alla chiesa, posto sul versante ovest. Oltrepassando quella soglia, troviamo sul- la destra i resti di quello che era il cimitero dei più, che dal lazzeretto lo raggiungevano. L’ossario presente, che ne contiene ancora le spoglie mortali, ne è testimonianza. Possiamo certamente dire che la Chiesa di San Jacopo, è una Chiesa che ne racchiude un’altra e... un’altra ancora, sull’esempio delle scatole cinesi.  La 
                  parte più recente, costruita sopraelevandola sui resti 
                  della più antica, fanno pensare che ciò che oggi 
                  potrebbero apparire come gallerie e cunicoli, potevano essere 
                  un tempo solo passaggi naturali tra gli scogli, magari utilizzati 
                  anche come via di fuga o come collegamento proprio col Terrazzone. 
                  La storia della Chiesa,  tra verità e leggende, 
                  porta la data intorno alla fine del XII secolo per finire addirittura 
                  a ricostruirne percorsi di un passato lontanissimo databile 
                  intorno al 44 d.C., quando Santi ed eremiti andavano a cercare 
                  riparo nei dintorni cercando, tra anfratti e grotte, di sfuggire 
                  alle persecuzioni. In questo periodo di primo Cristianesimo, 
                  si narra dell’arrivo di Apostoli e Santi come Giacomo 
                  il Maggiore (San Jacopo) fermatosi all’Acqua Viva, per 
                  la presenza di quell’acqua dolce e pura; mentre nel 382 
                  d.C., nel suo pellegrinare, a Sant’Agostino, sulla stessa 
                  scogliera a mare, appariva Gesù Cristo. Di un periodo 
                  dove la storia si intreccia con la fede creando ciò che 
                  per molti è leggenda e per altri verità, ci resta 
                  sotto il tempio di oggi, una cripta non più accessibile con il suo altare e il sapere che quell’avito luogo di culto rimase per molti secoli in custodia degli Agostiniani.  | 
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            IL QUINTO MORO 
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