Il rigassificatore è sicuro e non crea alcun
pericolo per la città né per gli abitanti.
Il rigassificatore è pericoloso e può
diventare una bomba ad orologeria.
Il rigassificatore non ha alcun impatto ambientale negativo
né tantomeno può compromettere il turismo.
Il rigassificatore ha un impatto ambientale negativo
sia per la vicinanza dalla costa pisana e livornese, sia per
quella dalla Meloria e dal Parco Marino e può compromettere
il turismo.
Il rigassificatore, per la sua posizione, non crea alcun
ostacolo per la navigazione mercantile e da diporto.
Il rigassificatore potrebbe creare pericolo per entrambe
le navigazioni.
Il rigassificatore in caso di tempesta e forte mareggiata
è sicurissimo e non può determinare alcun pericolo
per la città.
Il rigassificatore in caso di tempesta potrebbe anche
subire guasti di notevole entità in grado di devastare
la costa livornese.
La società che ha iniziato i lavori per la sua
costruzione ha tutte le necessarie autorizzazioni degli enti
preposti, dei ministri.
Alla società mancano ancora alcune di queste
e pertanto i lavori non possono procedere. Chissà poi
se riuscirà mai ad avere tutte le autorizzazioni, specie
quella necessaria da parte del Ministero dellAmbiente.
Questo è quanto possiamo ascoltare alla tv o leggere
sulla stampa... poi le contestazioni sui muri e le grida nelle
piazze contro la costruzione del grande mostro.
Ma per i cittadini comuni, non esperti di gas e del suo trattamento,
di macchinari e impianti per il suo contenimento, resta davvero
difficile, se non impossibile, farsi una idea chiara di ciò
che sta avvenendo. Spesso ci si accoda al coro dei pro o contro
il rigassificatore e loffshore, senza sapere come in
realtà stanno le cose.
Andrea, che è un cittadino comune come la maggioranza
di noi, dopo avere letto sui muri della città e dopo
aver assistito allultima manifestazione dei no
off-shore ha deciso di comprendere meglio questa nuova
realtà che si propone alla città con questi
strani nomi fuori dal linguaggio comune.
Dopo lennesima lettura delle notizie in merito, dal
quotidiano, sfila dalla libreria di casa il dizionario dinglese,
vecchio ricordo dei tempi della scuola che oggi ritorna utile
per ricercare la parola offshore. Tra le tante
traduzioni possibile quella più probabile sembra essere
in mare aperto, avvallata sullo specifico, anche
dai continui riferimenti alla costa livornese, pisana e al
tratto di mare della Meloria. Il primo passo per comprendere
è fatto: il rigassificatore è una struttura
che dovrà essere costruita posizionandola in mare ad
una certa distanza dalla costa.
Quindi è la volta del vocabolario italiano per sapere
che cosa è un rigassificatore. Incredibile. Sul dizionario
di Andrea tale termine non cè. Allora cerca gassificatore.
Niente. Finalmente trova gassificare e ne legge
la definizione: ridurre un solido o un liquido allo
stato gassoso. Quindi, per logica, la parola rigassificatore
dovrebbe indicare quel marchingegno che porta di nuovo (ri)
un solido o un liquido alla stato gassoso. Con quel porta
di nuovo quindi si intenderebbe anche che il passaggio
precedente ha portato il gas verso uno stato solido o liquido.
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Semplifichiamo:
E subito viene da pensare che essendo il rigassificatore una
struttura in mezzo al mare, lunico mezzo possibile per
rifornire lo stesso deve essere una nave. Ma come fa una nave
a trasportare il gas? Andrea allora si ricorda che tempo addietro
il Cantiere aveva costruito proprio due o tre navi gassiere
e che il suo amico Vittorio, al tempo operaio dello stesso,
aveva lavorato a bordo di queste navi per la loro costruzione.
La telefonata si fa dobbligo e dopo i convenevoli saluti
inizia la conversazione.
Andrea: Mi sembra di ricordare che il Cantiere, qualche anno
fa, ha costruito delle navi gassiere e che tu ci hai anche
lavorato.
Vittorio: Si, è vero. Ed erano anche navi complicate.
Non fu facile montare e far funzionare i macchinari per il
carico e lo scarico del gas.
A.: Ma come lo trasportano il gas queste navi: allo stato
liquido o gassoso?
V.: E evidente: allo stato liquido. Altrimenti la quantità
di gas trasportabile sarebbe minima ed in più, a mio
avviso, anche estremamente pericoloso.
A.: Ma come si fa a trasformarlo da gassoso a liquido?
V.: Ora mi chiedi troppo. Non posso farti una lezione per
telefono e poi non è facile per chi non ha una preparazione
specifica. Posso dirti, però, che il gas viene compresso
e raffreddato fino a farlo diventare liquido e poi inviato
nei serbatoi della nave. Quando la nave arriva in porto, scarica
il gas, sempre allo stato liquido, nei serbatoi a terra. Poi
questo viene caricato sui camion cisterna e distribuito dove
necessario.
A.: Ma allora è lo stesso che portano anche a me e
che mettono al serbatoio sotto casa, visto che dove abito
io, il metano non arriva... Ma questo significa che a Livorno
ci sono già grandi serbatoi dove le navi scaricano
gas liquido. E che differenza cè con il rigassificatore?
V.: Le navi invece di scaricare il gas liquido nei serbatoi
a terra, lo immettono allo stesso stato nel rigassificatore
in mezzo al mare. Da questo partono delle tubolature che,
poggiando lungo il fondale, raggiungono la costa e alimentano
la rete esistente con gas già allo stato gassoso.
A.: Ho capito. Ho capito. Ma come si fa a giudicare la pericolosità
dellimpianto e la sicurezza. E praticamente impossibile.
Però non mi sembra che ci siano stati incidenti o gravi
esplosioni in situazioni analoghe a quella di Livorno. E neanche
che navi gassiere siano esplose da qualche parte del mondo
o abbiano creato problemi di sicurezza in mare.
V.: Già. Neanche a me risulta niente di simile. Sai...
Secondo me il problema è un altro: come si parla di
gas è luogo comune associare il pensiero al fuoco...
ad una esplosione. Piuttosto, invece, si è dimostrato
molto più pericoloso la fuga di gas dalle tubolature
che alimentano le abitazioni. Quante volte si sono verificati
incidenti anche gravi per perdite, fuoriuscite e negligenza
umana.
A.: Il popolo dei no-offshore dice che mancano le necessarie
autorizzazioni, mentre la OLT ha già iniziato i lavori.
Ma comè possibile che questo sia vero, in un
paese dove per costruire un semplice annesso agricolo come
il mio da due metri per due, occorre un iter burocratico di
mesi fra genio civile, linterminabile numero di visti
e autorizzazioni da parte dei competentiuffici comunali?
V.: Francamente non lo so. Anche a me pare impossibile. Ma
poi penso che se questa gente si agita tanto qualche ragionevole
dubbio ci sarà, magari proprio su quelli che potrebbero
essere i rischi proprio legati alla sicurezza.
A.: A vederli mentre manifestano sembrano gente comune, non
tecnici in grado di poter parlare da esperti di progettazione
di impianti come questo. A meno che dietro la protesta, non
sia stata creata una sorta di commissione di esperti che nellintento
di valutare la sicurezza dellimpianto, non ne abbia
riscontrato invece linaffidabilità e la pericolosità
dello stesso. Certo che se così fosse, sarebbe il caso
che la cosa venisse resa pubblica e che qualcuno intervenisse
fino ad arrivare ai ministeri competenti, denunciando, prove
alla mano, la improponibilità di questi rigassificatori,
ricorrendo anche, fosse necessario, al Tribunale o a qualsiasi
altra autorità preposta, compresi gli organi di sorveglianza
della U.E..
V.: Si. Forse hai ragione. Però mi sembra di avere
letto che questi rigassificatori esistano già o che
siano in costruzione anche in altri paesi europei, compresi
quelli del Nord Europa, dove lattenzione alla sicurezza
e la sensibilizzazione verso lambiente è da sempre
più alta che da noi.
A.: Insomma siamo punto a capo. Per chi come me cerca una
spiegazione che rassicuri, non cè una presa di
posizione certa che rassicuri... resta o da aver fiducia negli
eventi o il ragionevole dubbio mosso dai manifestanti. Forse
potremmo giudicare solo come impatto ambientale, cioè
dal punto di vista estetico dellimpianto visto dalla
costa.
V.: Ma tu sai dove verrà collocato? Va bene in mare
ma dove? A che distanza dalla costa?
A.: Sinceramente non ho neanche mai visto una mappa o un disegno
che indicasse lesatta posizione di dove il rigassificatore
verrà messo. Chissà a chi potremmo chiedere.
V.: Ti dirò: A me la cosa che lascia più perplesso
e sconcertato è il silenzio delle istituzioni locali,
specie di fronte alle rimostranze anti-offshore. Per qualsiasi
altro problema reso pubblico cè sempre stato
lintervento più o meno subitaneo delle amministrazioni
comunali e provinciali, a volte di quella regionale. Per non
parlare di quando ad intervenire ci si mettono perfino le
circoscrizioni e addirittura i partiti...
A.: Sono daccordo e addirittura mi sorge un dubbio:
sembra quasi che queste manifestazioni anti-offshore abbiano
oltre che lo scopo di dimostrarsi contro il rigassificatore,
quello di provocare le istituzioni locali che a loro volta
si guardano bene dal rispondere. Risultato dopo ogni manifestazione,
il più assoluto silenzio. Ma a chi serve tutto questo?
V.: Mah... Intanto restiamo in attesa di vedere gli sviluppi,
sperando di capirne qualcosa di più e... Sperando di
non peggiorare una volta di più la qualità della
vita.
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