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LivornoLiving.it
di Ennio Allegri


“Il rigassificatore è sicuro e non crea alcun pericolo per la città né per gli abitanti”.
“Il rigassificatore è pericoloso e può diventare una bomba ad orologeria”.
“Il rigassificatore non ha alcun impatto ambientale negativo né tantomeno può compromettere il turismo”.
“Il rigassificatore ha un impatto ambientale negativo sia per la vicinanza dalla costa pisana e livornese, sia per quella dalla Meloria e dal Parco Marino e può compromettere il turismo”.
“Il rigassificatore, per la sua posizione, non crea alcun ostacolo per la navigazione mercantile e da diporto”.
“Il rigassificatore potrebbe creare pericolo per entrambe le navigazioni”.
“Il rigassificatore in caso di tempesta e forte mareggiata è sicurissimo e non può determinare alcun pericolo per la città”.
“Il rigassificatore in caso di tempesta potrebbe anche subire guasti di notevole entità in grado di devastare la costa livornese”.
“La società che ha iniziato i lavori per la sua costruzione ha tutte le necessarie autorizzazioni degli enti preposti, dei ministri”.
“Alla società mancano ancora alcune di queste e pertanto i lavori non possono procedere. Chissà poi se riuscirà mai ad avere tutte le autorizzazioni, specie quella necessaria da parte del Ministero dell’Ambiente”.
Questo è quanto possiamo ascoltare alla tv o leggere sulla stampa... poi le contestazioni sui muri e le grida nelle piazze contro la costruzione del grande “mostro”.
Ma per i cittadini comuni, non esperti di gas e del suo trattamento, di macchinari e impianti per il suo contenimento, resta davvero difficile, se non impossibile, farsi una idea chiara di ciò che sta avvenendo. Spesso ci si accoda al coro dei pro o contro il rigassificatore e l’offshore, senza sapere come in realtà stanno le cose.
Andrea, che è un cittadino comune come la maggioranza di noi, dopo avere letto sui muri della città e dopo aver assistito all’ultima manifestazione dei “no off-shore” ha deciso di comprendere meglio questa nuova realtà che si propone alla città con questi strani nomi fuori dal linguaggio comune.
Dopo l’ennesima lettura delle notizie in merito, dal quotidiano, sfila dalla libreria di casa il dizionario d’inglese, vecchio ricordo dei tempi della scuola che oggi ritorna utile per ricercare la parola “offshore”. Tra le tante traduzioni possibile quella più probabile sembra essere “in mare aperto”, avvallata sullo specifico, anche dai continui riferimenti alla costa livornese, pisana e al tratto di mare della Meloria. Il primo passo per comprendere è fatto: il rigassificatore è una struttura che dovrà essere costruita posizionandola in mare ad una certa distanza dalla costa.
Quindi è la volta del vocabolario italiano per sapere che cosa è un rigassificatore. Incredibile. Sul dizionario di Andrea tale termine non c’è. Allora cerca gassificatore.
Niente. Finalmente trova “gassificare” e ne legge la definizione: “ridurre un solido o un liquido allo stato gassoso”. Quindi, per logica, la parola “rigassificatore” dovrebbe indicare quel marchingegno che porta di nuovo (ri) un solido o un liquido alla stato gassoso. Con quel “porta di nuovo” quindi si intenderebbe anche che il passaggio precedente ha portato il gas verso uno stato solido o liquido.

Semplifichiamo:
E subito viene da pensare che essendo il rigassificatore una struttura in mezzo al mare, l’unico mezzo possibile per rifornire lo stesso deve essere una nave. Ma come fa una nave a trasportare il gas? Andrea allora si ricorda che tempo addietro il Cantiere aveva costruito proprio due o tre navi “gassiere” e che il suo amico Vittorio, al tempo operaio dello stesso, aveva lavorato a bordo di queste navi per la loro costruzione. La telefonata si fa d’obbligo e dopo i convenevoli saluti inizia la conversazione.
Andrea: Mi sembra di ricordare che il Cantiere, qualche anno fa, ha costruito delle navi gassiere e che tu ci hai anche lavorato.
Vittorio: Si, è vero. Ed erano anche navi complicate. Non fu facile montare e far funzionare i macchinari per il carico e lo scarico del gas.
A.: Ma come lo trasportano il gas queste navi: allo stato liquido o gassoso?
V.: E’ evidente: allo stato liquido. Altrimenti la quantità di gas trasportabile sarebbe minima ed in più, a mio avviso, anche estremamente pericoloso.
A.: Ma come si fa a trasformarlo da gassoso a liquido?
V.: Ora mi chiedi troppo. Non posso farti una lezione per telefono e poi non è facile per chi non ha una preparazione specifica. Posso dirti, però, che il gas viene compresso e raffreddato fino a farlo diventare liquido e poi inviato nei serbatoi della nave. Quando la nave arriva in porto, scarica il gas, sempre allo stato liquido, nei serbatoi a terra. Poi questo viene caricato sui camion cisterna e distribuito dove necessario.
A.: Ma allora è lo stesso che portano anche a me e che mettono al serbatoio sotto casa, visto che dove abito io, il metano non arriva... Ma questo significa che a Livorno ci sono già grandi serbatoi dove le navi scaricano gas liquido. E che differenza c’è con il rigassificatore?
V.: Le navi invece di scaricare il gas liquido nei serbatoi a terra, lo immettono allo stesso stato nel rigassificatore in mezzo al mare. Da questo partono delle tubolature che, poggiando lungo il fondale, raggiungono la costa e alimentano la rete esistente con gas già allo stato gassoso.
A.: Ho capito. Ho capito. Ma come si fa a giudicare la pericolosità dell’impianto e la sicurezza. E’ praticamente impossibile. Però non mi sembra che ci siano stati incidenti o gravi esplosioni in situazioni analoghe a quella di Livorno. E neanche che navi gassiere siano esplose da qualche parte del mondo o abbiano creato problemi di sicurezza in mare.
V.: Già. Neanche a me risulta niente di simile. Sai... Secondo me il problema è un altro: come si parla di gas è luogo comune associare il pensiero al fuoco... ad una esplosione. Piuttosto, invece, si è dimostrato molto più pericoloso la fuga di gas dalle tubolature che alimentano le abitazioni. Quante volte si sono verificati incidenti anche gravi per perdite, fuoriuscite e negligenza umana.
A.: Il popolo dei no-offshore dice che mancano le necessarie autorizzazioni, mentre la OLT ha già iniziato i lavori. Ma com’è possibile che questo sia vero, in un paese dove per costruire un semplice annesso agricolo come il mio da due metri per due, occorre un iter burocratico di mesi fra genio civile, l’interminabile numero di visti e autorizzazioni da parte dei competentiuffici comunali?
V.: Francamente non lo so. Anche a me pare impossibile. Ma poi penso che se questa gente si agita tanto qualche ragionevole dubbio ci sarà, magari proprio su quelli che potrebbero essere i rischi proprio legati alla sicurezza.
A.: A vederli mentre manifestano sembrano gente comune, non tecnici in grado di poter parlare da esperti di progettazione di impianti come questo. A meno che dietro la protesta, non sia stata creata una sorta di commissione di esperti che nell’intento di valutare la sicurezza dell’impianto, non ne abbia riscontrato invece l’inaffidabilità e la pericolosità dello stesso. Certo che se così fosse, sarebbe il caso che la cosa venisse resa pubblica e che qualcuno intervenisse fino ad arrivare ai ministeri competenti, denunciando, prove alla mano, la improponibilità di questi rigassificatori, ricorrendo anche, fosse necessario, al Tribunale o a qualsiasi altra autorità preposta, compresi gli organi di sorveglianza della U.E..
V.: Si. Forse hai ragione. Però mi sembra di avere letto che questi rigassificatori esistano già o che siano in costruzione anche in altri paesi europei, compresi quelli del Nord Europa, dove l’attenzione alla sicurezza e la sensibilizzazione verso l’ambiente è da sempre più alta che da noi.
A.: Insomma siamo punto a capo. Per chi come me cerca una spiegazione che rassicuri, non c’è una presa di posizione certa che rassicuri... resta o da aver fiducia negli eventi o il ragionevole dubbio mosso dai manifestanti. Forse potremmo giudicare solo come impatto ambientale, cioè dal punto di vista estetico dell’impianto visto dalla costa.
V.: Ma tu sai dove verrà collocato? Va bene in mare ma dove? A che distanza dalla costa?
A.: Sinceramente non ho neanche mai visto una mappa o un disegno che indicasse l’esatta posizione di dove il rigassificatore verrà messo. Chissà a chi potremmo chiedere.
V.: Ti dirò: A me la cosa che lascia più perplesso e sconcertato è il silenzio delle istituzioni locali, specie di fronte alle rimostranze anti-offshore. Per qualsiasi altro problema reso pubblico c’è sempre stato l’intervento più o meno subitaneo delle amministrazioni comunali e provinciali, a volte di quella regionale. Per non parlare di quando ad intervenire ci si mettono perfino le circoscrizioni e addirittura i partiti...
A.: Sono d’accordo e addirittura mi sorge un dubbio: sembra quasi che queste manifestazioni anti-offshore abbiano oltre che lo scopo di dimostrarsi contro il rigassificatore, quello di provocare le istituzioni locali che a loro volta si guardano bene dal rispondere. Risultato dopo ogni manifestazione, il più assoluto silenzio. Ma a chi serve tutto questo?
V.: Mah... Intanto restiamo in attesa di vedere gli sviluppi, sperando di capirne qualcosa di più e... Sperando di non peggiorare una volta di più la qualità della vita.