Livorno Magazine
LIVORNESITA' DI MAURIZIO SILVESTRI
I sonetti di Cangillo

Nella nostra ricerca di livornesità non potevamo non incappare in uno dei più noti poeti vernacolari. Ovvero Cangillo, al secolo (la fine Ottocento) Dino Targioni Tozzetti, bibliotecario alla Labronica, da non confondersi con il celebre omonimo Giovanni, scrittore e librettista di Cavalleria Rusticana e di altre opere di Pietro Mascagni. Ecco dunque uno dei tanti sonetti contenuti nella raccolta “Cor pepe e cor sale” la cui lettura è sconsigliata ad un pubblico di età inferiore ai…? Boh, con quel che si vede e si sente in Tv non sappiamo dire quali sono i limiti possibili. Probabilmente questi sonetti vecchi di un secolo fanno sorridere anche alle elementari. Essendo parte di Livorno, li proporremo un po’ alla volta, iniziando da questo che è uno dei più casti e puri (ehm). Targioni Tozzetti l’ha composto all’indomani di leggi che tentavano di bloccare il fenomeno delle “case di tolleranza” ed anche di eliminari i pubblici orinatoi. E’ uno dei più noti, decantati molte volte negli spettacoli vernacolari. .

La moralità a Livolno

“La città di Livolno, ‘aro mio
doventa da levaccisi ‘r cappello…

E credimi ‘n sur serio
io nun lo dio pelchè son livornese,
‘un è pel quello…

Presempio,
di tappare ‘n buggerio di pisciatoi,
t’è palso poo bello?

E poi ‘vell’artra legge, polco D…,
di proibì che la donna sia budello?”

- Ma te ne vai, son leggi da pucini
Che ‘nventan quando ‘un sanno ‘osa fare…

“Ma allora te ‘n capisci a quali fini…”

- Ti ‘heti, ‘osa vieni a ragionare,
ti tappa e pisciatoi, ‘hiude e ‘asini
D… ‘ane, or cazzo ‘n dove deve andare?


La legge sur divolzio

L’artra sera ar Caffé c’era ‘n signore,
che arragionà’ pareva ‘n avvoato,
e diceva ch’è propio un disonore
che ‘r divolzio in Italia ‘un sia approvato.

Defatti se la legge ‘n sull’amore,
ti fa essere scapolo e ammogliato;
per mezzo der divolzio in un par d’ore
se siei becco, ti siei riabilitato!

Er divolzio te credi sia ‘n’affare,
da combinassi come fusse ‘gnente?
Leggi ‘r prugramma, e vienne a ragionare!

Figurati, l’ho letto l’artra sera,
per godessi ‘r divolzio veramente,
bisogna esse’ ‘mpotenti, o andà’ ‘n galera!

 
 
IL QUINTO MORO
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